giovedì 10 marzo 2022

Le parole giuste

 E' da più di un anno che cerco di scrivere un post sulla malattia, la sofferenza e la morte. 

Per un medico, che studia da anni le patologie e guarda in faccia ogni giorno i malati, dovrebbe essere facile. Per salvaguardare la salute di ogni medico la medicina ha però creato stratagemmi per disumanizzare la sofferenza. Il covid ha allontanato ancora di più il malato ai parenti che lo accudiscono, agli amici. Ma la sofferenza e la morte c'erano prima e ci sono ancora, la cura di chi soffre è la chiave. 

Un anno che ci penso. Ancora non ho trovato le parole giuste. 

O anche sbagliate che fossero. 

Non ho trovato le parole. 

mercoledì 9 febbraio 2022

Fiducia negli uomini

Fidùcia [dal lat. fiducia, der. di fidĕre «fidare, confidare»] - Atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità. 

Anni fa parlando con amici e parenti vedevo diminuire sempre di più la fiducia nella politica italiana, io che mi affacciavo solo in quel periodo alle prime espressioni di partecipazione e voto. I politici non sono più quelli di una volta, chiunque ci governi non farà scelte per aiutare la popolazione, come direbbero nel film come un gatto in tangenziale "è tutto un magna magna". Sono nati movimenti popolari con la presunzione che chiunque potesse essere un bravo politico, se solo fosse stato motivato da buone convinzioni. Non pare cambiato molto, siamo uomini. 

Ultimamente si sta perdendo la fiducia nella medicina e più in generale nella scienza. Ogni scienziato e medico che apre bocca dice una verità propria che si discosta anche solo in parte dalla verità dei colleghi. Eppure dovrebbero aver studiato tutti la stessa materia. Ma la medicina non è una scienza esatta, la conoscenza è in continua evoluzione, dottor Google fa sentire che chiunque può avere le giuste chiavi di lettura e allora io paziente sono sicuramente più bravo del medico a curare me stesso. A loro volta medici ed infermieri stanno perdendo la fiducia nel paziente che spesso sembra quasi opporsi alle cure. Tutto aggravato da un sistema che allontana sempre di più il malato dai famigliari, spesso dalle cure stesse, creando la strana sensazione che nulla si stia facendo per il bene della persona curata. Ma il sistema è fatto da uomini e gli uomini non sono perfetti. 

I giorni scorsi ho parlato con qualche ragazzo della mia comunità, giovani adulti (si dice così). Vicende personali e comunitarie stanno pian piano rendendo sempre più difficile quello che già è la difficoltà maggiore della fede: sperimentare l'agire della divinità nella quotidianità. "Dopo tutto quello che è successo, che ci ha devastati, non mi basta più sentirmi dire che andrà tutto bene. Quando?". Stiamo perdendo la fiducia nella Chiesa, comunità di persone che cercano di vivere alla presenza di Gesù, e in un Dio che sentono sempre più lontano. Non solo i giovani ma anche i più datati stanno vivendo un periodo di scetticismo, non semplicemente spirituale, ma relazionale tra preti, suore e amici che sembrano sempre più distanti e mossi da logiche umane al posto di amorevole divinità. Ma Dio parla attraverso gli uomini, e tutti gli uomini e donne stanno perdendo fiducia in sé stessi, nelle relazioni, nel mondo. 

"Ho fiducia nel futuro". Ho appena verificato, questa si chiama speranza - Sentimento di aspettazione fiduciosa nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera - ed è un'altra cosa.  

Come per tutte le cose belle e faticose ci vuole pochissimo per distruggere la fiducia, un sacco di tempo ed energia per costruirla. C'è bisogno di ri-edificare, coltivare. Non ho regole e soluzioni certe da dispensare, sono in ricostruzione anche io. 

Credo si debba cominciare dai rapporti umani, dalla vicinanza e dalla cura reciproca. Nella definizione si dice che la fiducia è un atteggiamento nei confronti di sé stessi e di altre persone. Il politico o più in generale persone che hanno il potere di fare scelte devono prendersi cura delle persone, non viste come greggi animaleschi ma come molteplici singolarità con bisogni e storie personali. Il medico deve curare e prendersi cura del paziente, ogni singolo paziente, e così facendo quest'ultimo deve imparare a lasciarsi curare da chi ha coltivato conoscenze ed esperienze che google non può dare. 

E per la fede? Bisogna prima di tutto ricordare che è un dono per ciascuno di noi e che possiamo coltivarla giorno per giorno. Anche in questo caso ci vuole un avvicinamento reciproco, che sia personale e attento, con una sincerità cristallina. Bisogna ricordare a tutti che il regno dei cieli come raccontato da Gesù non è un luogo astratto di felicità futura ma bensì un luogo di felicità quotidiana e questo non passa attraverso mille parole ma piuttosto con il comportamento più simile a quello che Lui stesso ci ha insegnato. 

Ecco, forse sintetizzato il mio pensiero: la fiducia si costruisce tornando a concepire l'essere umano non come un mezzo per raggiungere un obiettivo ma l'obiettivo stesso del nostro agire.

domenica 13 dicembre 2020

Il genio e il contesto

Sono sempre in cerca di nuovi stimoli, per mantenere alto l'entusiasmo nelle cose che mi circondano, per tenere attiva la mia mente ragionando su piccoli e grandi sistemi. Esperienze, nuovi giochi, libri da leggere, film. Ogni scusa è buona per cercare nuovo impulso vitale e cercare di allargare gli orizzonti, rinfrescare e approfondire i valori che cerco di portare avanti nelle mie giornate, spesso con fatica. 

Negli ultimi mesi sono andato alla ricerca di nuovi contenuti: i podcast su Spotify. Ne ho trovato uno che ha proprio fatto al caso mio. Si chiama Fottuti Geni e parla in maniera molto semplice, coinvolgente e amichevole, di grandi innovatori della scienza e della tecnica che hanno avuto la capacità e la fortuna di cambiare completamente il nostro modo di pensare a proposito di uno specifico campo e per via trasmessa hanno cambiato la nostra cultura per sempre. 

Mi ha fatto sorgere tante riflessioni, tra cui: 

  • avevo studiato molti di questi argomenti a scuola, ma come mai con il metodo scolastico non sembravano così interessanti?
  • cosa posso fare per cambiare un poco il mio ambito di lavoro, i miei interessi, la cultura attorno a me?
  • potrei sviluppare un podcast? E nel caso, parlando di cosa?
  • il mondo non è sempre stato così e domani sarà ancora diverso, spesso faccio fatica a ricordare che non siamo in un perenne presente. 
  • "l'emergere del genio è il risultato positivo dell'incontro tra il contesto e la personalità, non esiste il genio isolato, esistono i geni che lavorano nel contesto giusto al momento giusto" (Massimo Temporelli lo dice in ogni puntata). Come riconoscere o ricreare contesti virtuosi?


A tal proposito durante le ultime due settimane ho avuto la possibilità e la grazia di lavorare in un reparto di degenza covid. Ho lavorato esclusivamente per il bene delle persone che ho assistito, pazienti con malattie diverse da quelli che tratto solitamente. Mi sono inserito in punta di piedi in un gruppo di medici giovani, dalla cultura e specializzazione diversa dalla mia (internisti, gastroenterologi, urologi, nefrologi) e ho potuto cambiare il solito punto di vista, le dinamiche, imparare nuove cose, riscoprire vecchi valori. Ho trovato un ambiente stimolante dove tutti avevano la stessa possibilità di esprimere il proprio pensiero ed il proprio talento, dove davvero i principi leganti erano quelli del "il paziente prima di tutto" e "siamo tutti sulla stessa barca", "nessuno si salva da solo" (dicono quelli bravi!!). Tutto mi ricorda che il mondo e la mia professionalità non sono sempre stati quelli di adesso e anche in futuro saranno diversi. 

E un po' mi spiace tornare al mio solito tran-tran ma, come si dice sempre al termine di un buon ritiro stimolante, la differenza sta nel portare a casa quel che si è imparato, cambiati e più fecondi. 

domenica 1 novembre 2020

Famiglie Moderne

Modern Family è una serie tv. Parla di tre famiglie appartenenti ad un unico clan famigliare, un anziano con una seconda moglie latino-americana molto più giovane di lui, una coppia "tradizionale" americana con tre figli, una coppia gay con figlia adottata di origine orientale. Ogni puntata propone episodi di vita quotidiana con sketch tragicomici. Smisi di vederlo perché la continua commedia degli equivoci vissuta dai personaggi fin troppo statici nelle loro caratteriste iniziava a stufarmi. 

Da qualche settimana invece io e Ilaria abbiamo ricominciato a vedere questa serie tv, ce la siamo mangiata con gli occhi, puntata dopo puntata fino ad arrivare al termine delle 10 stagioni pubblicate su Netflix. Ho piacevolmente ritrovato tutti i personaggi ognuno con le stesse manie e gli stessi pregi di sempre: il vecchio amante delle proprie abitudini, la mamma maniaca del controllo, il papà sempre fin troppo spensierato, la procace latino-americana nostalgica della propria cultura, il papà gay troppo estroverso ma anche quello che ha sempre vissuto la sua diversità come una difficoltà, i figli ognuno con la propria aspirazione e la propria visione della vita. Ho ritrovato anche tutte quelle dinamiche che anni fa mi davano fastidio ma ho notato una cosa che precedentemente non credo di aver visto: tutti i disguidi nella serie tv nascono per due motivi, l'orgoglio personale e le premure verso chi si ama secondo l'idea che si ha di tale persona. Per di più ogni puntata si chiude con la risoluzione dei contrasti grazie alla chiarificazione dei propri sentimenti, la condivisione delle gioie e paure, la profonda stima dell'altro e l'amore nei confronti di tutta la famiglia. 

Poco più di un mese fa il mio gruppo di amicizie più strette si è ritrovato come difficilmente è successo in questi mesi di pandemia, tutti a celebrare un matrimonio: una nostra amica si è sposata con il suo ragazzo di origine cinese, conosciuto a Londra dove vivranno in futuro. Fermandomi ad osservare tutti noi mi sono reso conto una volta di più che abbiamo grandi pregi e vari difetti, ognuno ha la propria caratteristica speciale, che combiniamo mille pasticci. Vorrei però augurare ad ognuno di noi e a questa nuova famiglia in particolare di far crescere una famiglia moderna: sempre pronta a chiarire e condividere le gioie e le paure, la stima profonda, l'amore tra di noi. 

L'amore, ogni giorno. 

lunedì 29 giugno 2020

Devianti positivi

"Insanity is doing the same thing over and over again and expecting different results"


In queste ultime settimane ho dovuto trovare nuovi stimoli, nuove motivazioni, nuove strategie per rinnovare l'interesse per il mio lavoro, le mie attività. È una metodica complessa, coltivare il proprio entusiasmo, necessaria per evitare depressioni e staticità. Difficile che stimoli efficaci arrivino a ciel sereno da altre persone. Parte in primis da me stesso con una scintilla di novità che porta ad un cambio di mentalità e di azione. 

Per il mio compleanno mia sorella ha voluto regalarmi un libro di un medico americano, chirurgo, che non conoscevo, collaboratore del governo Obama per creare un sistema sanitario migliore e una pratica medica meno soggetta ad errori. Il titolo stesso sembra una sintesi di una mia grande tematica di pensiero "Con cura, diario di un medico deciso a fare meglio" (anche se il titolo originale è più sistematico e meno poetico "Better. A Surgeon's notes on performance").  

Ho trovato il testo molto interessante e credo sia leggibile anche per chi non è del settore. Un tema in particolare mi ha colpito: i devianti positivi. La storia è semplice: durante una campagna contro la malnutrizione infantile in Vietnam le strategie importate dal mondo scientifico occidentale non davano risultati. All'interno degli stessi villaggi si è scoperto che alcuni bambini, grazie a comportamenti non convenzionali delle proprie madri, erano ben nutriti. Gli stessi abitanti dei villaggi venivano portati a conoscenza di queste differenze e le idee hanno potuto cominciare a circolare prendendo piede stabilmente. In poche parole in ogni comunità ci sono certi individui che con un comportamento e strategie non uniformi agli altri aiutano la comunità a trovare nuove soluzioni ai problemi. Promuovendo questi piccoli esempi alternativi la comunità ha quindi la possibilità di evolversi e migliorare. Questo meccanismo psicologico comportamentale comunitario vale non solo in ambito medico ma anche in ogni ambito sociale. 


Il libro si conclude con un piccolo capitolo in cui sono racchiusi alcuni suggerimenti per diventare un deviante positivo (nel caso specifico in ambito medico):
  1. Fate domande fuori dal copione
  2. Non lamentatevi
  3. Trovate qualcosa da contare
  4. Scrivete
  5. Cambiate (siate adottanti precoci)

giovedì 28 maggio 2020

Le crisi e l'agire

Tante volte ho sentito dire che una difficoltà, una cosa fastidiosa o  un periodo di crisi possano essere visti come una opportunità di crescita e realizzazione personale. Per lo più mi sembravano discorsi retorici, altre volte invece ho avuto la netta sensazione che fosse un tentativo di indorare una pillola al fine di fregarmi. Poi è arrivata la pandemia come nuovo spunto di riflessione.

Australia: la natura rinasce dalle ceneri
Australia: nuovi germogli dopo l'incendio

Di fronte ad una crisi si può subire, rimanere fermi, che poi è involvere, appiattirsi, sprofondare e una volta finite le poche forze lasciarsi digerire. Avremmo potuto evitare ristrettezze o mascherine, continuare la vita come sempre, il lavoro di sempre negli ospedali. Anche nella vita quotidiana lasci che la crisi agisca indisturbata e forse non ne esci più.

Si può invece reagire, raccogliere tutte le forze che si hanno a disposizione e combattere. Metti le mascherine, stai a casa, chiudi reparti ospedalieri standard per lasciare spazi alle rianimazioni o posti per infetti da Covid-19, non puoi andare a messa e quindi stai a casa. Nella vita quotidiana subisci un torto? vai dall'avvocato, se ti viene una malattia prendi le medicine, se sei in crisi con la tua fidanzata cerchi di riconquistarla. 

Un terzo modo mi sembra ora il più virtuoso: agire. Non solo non subire, neanche la semplice reazione a qualcosa, bensì un ragionamento a più lungo termine per cominciare fin da subito a creare basi nuove per un futuro virtuoso. In questo periodo ho provato a sognare un mondo migliore per domani: ho cercato di riscoprire una vita a dimensione locale e a ritmi meno frenetici, basata su un bisogno di essenzialità e non di bisogni indotti, una vita di fede che da privata in collettività possa diventare comunitaria familiare, ho provato a ragionare su nuove basi collaborative di formazione universitaria, ho visto il mio ospedale provare a dare nuova organizzazione per il futuro, ho immaginato una organizzazione funzionale del mio lavoro.

C'è stato dibattito attorno al ruolo che questa pandemia potrebbe avere per il futuro della nostra società: ci migliorerà? Cì manterrà uguali a noi stessi una volta che sarà finita? Saremo addirittura peggiori? Credo che almeno in parte dipenderà da quale strategia tenderemo ad adottare. 


domenica 3 maggio 2020

Età adulta - sano di umanità

L'età adulta è come una pandemia, pervade ogni cellula del corpo.
Non è semplicemente l'età anagrafica che fa invecchiare, sono piuttosto quegli schemi mentali e quelle paure che mi costruisco ad ingabbiare i pensieri, analogo al dover stare in quarantena con la primavera che rinasce fuori casa.
Penso al lavoro e alle sue responsabilità, come se non ci fosse altro. Succede per carattere ma anche perché fin dal primo giorno mi hanno instillato l'idea che altro proprio non ci sia. Sono di valore solo se disponibile, solo se accondiscendente, se inquadrato. La paura di aver perso già molte occasioni e di non averne in futuro.
Penso alla vita fuori: una moglie, il desiderio di diventare genitori in futuro, gli amici. Quella sensazione che la strada da percorrere sia un progressivo appiattimento di entusiasmi e desideri. La famiglia del mulino bianco congelata in una eterna colazione dove l'unico atto creativo sia scegliere le macine o i galletti.

Mi viene spesso in mente un passo di un libro di Terzani: durante gli studi in giurisprudenza alla Normale di Pisa si fermò a parlare con un suo brillante compagno, uno dei migliori, che studiava molto poco e spendeva gran parte del suo tempo in viaggi e altri interessi. Convennero che questo modo di vivere ampliava il suo orizzonte e rendeva unici il suo apprendere e la sua futura vita adulta.

Mi accorgo che la primavera è qui per me, ancora una volta.
Con la sua esplosione di luce, colori e profumi mi ricorda che le mie cellule sono vive, e ancora giovani. Sono stato concepito per essere a mia volta creativo, sono stato creato con caratteristiche che mi rendono pieno di interessi e di desideri, pensato per esprimere una forza vitale.
Non si tratta di lasciar perdere il lavoro e le sue responsabilità, non si tratta di non coltivare relazioni mature, rimanere un eterno peter pan. Si tratta di fare tutto questo mantenendo tutte le caratteristiche che hanno sempre fatto di me la mia versione migliore possibile.
Continuerò ad avere entusiasmo e responsabilità, interrogarmi su me e ciò che mi circonda, continuerò a scrivere quel che vivo, a cantare e suonare le mie emozioni, a disegnare il mondo che vorrei, a viaggiare per sperimentare altri modi di vivere, a voler assaggiare la cosa più particolare del ristorante e a condividere tutto questo con le persone che amo di più, ridendo di gusto.

Così sarò Riccardo, non semplicemente più adulto, ma più uomo.
Non più malato di età adulta ma sano di umanità.